Ancora frustrate le richieste dei fornitori di Mercatone Uno. La relazione presentata a inizio aprile al Mise dai commissari Antonio Cattaneo, Giuseppe Farchione e Luca Gratteri dice esplicitamente. che “allo stato non vi è evidenza della possibilità di integrale soddisfacimento dei crediti ammessi in prededuzione”. Prima vanno infatti soddisfatte le richieste delle banche, garantite da ipoteche. Ricordiamo che ad oggi, dei 55 negozi chiusi da un anno, cinque sono stati rivenduti per 6 milioni di euro a Risparmio Casa e uno a una nuova società romana, per un totale di 161 posti di lavoro salvati (sui 1700 pre-crisi). I fornitori, che si sono riuniti in un’associazione, continuano a sperare nell’azione della magistratura, ma intanto devono registrare che la gestione commissariale ha unificato le insolvenze prima e dopo la fallimentare stagione di Shernon solo per quanto riguarda le richieste dei dipendenti.

“Siamo abituati a esprimere valutazioni su basi solide e dati definitivi, non a esternare opinioni. Dall’estate scorsa a oggi abbiamo concentrato il nostro impegno su due fronti: tutelare i lavoratori e salvaguardare il valore aziendale, tagliando i costi e accelerando la cessione degli asset”, spiegano i commissari. Ma l’associazione contesta che nella relazione non si dica nulla in merito alle vicende che hanno portato al fallimento di Shernon Holding.

Siamo entrati in possesso di una comunicazione che l’associazione ha trasmesso ai fornitori, di cui riportiamo qui di seguito i passi essenziali: “La tabella dei crediti ammessi al passivo contiene i valori dei crediti prededucibili, richiesti dai creditori nelle insinuazioni tardive e ultratardive, vantati verso l’AS per un valore pari a 80 milioni di euro circa a cui occorre aggiungere crediti verso Shernon per 60 milioni di euro. Le nostre congetture portano pertanto a un valore complessivo di 140 milioni di euro, fatto salvo il valore dei crediti attualmente non ammessi sui quale pende giudizio o della Corte di Appello di Bologna o della Cassazione […] Questo dato sarebbe stato più preciso se il Mise avesse evaso puntualmente alle richieste di accesso agli atti effettuate dall’Associazione. In merito alla convenienza o meno dell’accorpamento delle due procedure, questo prima che una scelta potrebbe essere una necessità, riteniamo che se il Tribunale di Milano ravvisasse comportamenti ascrivibili a reato da parte dei soggetti che hanno partecipato all’atto – la legge italiana prevede che i contratti conclusi per cause o motivi illeciti sono nulli e rilevabili come tali in qualsiasi sede – l’accorpamento porterebbe a ritenere indiscutibilmente prededucibili anche i crediti dei fornitori nati nel periodo di gestione Shernon”.

Resta inoltre aperta la questione dei clienti rimasti insoddisfatti a fronte di acconti versati per circa 8 milioni di euro a Shernon. “Nel caso di accorpamento delle procedure tali clienti goderebbero della prededuzione invece che della qualifica a chirografari con zero possibilità di recupero”. Il che significherebbe, per i fornitori, slittare ancora più indietro nella coda. Dal crack di Mercatone Uno sono loro a oggi a esserne usciti peggio di tutti.