Milano – 10 giugno 2020: avrebbe dovuto essere una data storica per la Galimberti spa, la catena di negozi di elettronica di consumo, che il 19 marzo scorso è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, con decisione della Sezione Fallimentare del Tribunale di Milano, presieduta da Alida Paluchowski. Il 14 gennaio lo stesso tribunale aveva sancito lo stato di insolvenza di Galimberti spa, nominando commissario giudiziale Maurizio De Filippo e fissando per la data di giugno sopra citata l’esame dello stato di passività della società. Il 10 giugno, dunque, il tribunale avrebbe dovuto decidere nel merito. Ma, causa il Coronavirus, l’udienza è stata rimandata a ottobre.

La crisi di Galimberti comincia di fatto cinque anni fa. Nella relazione del commissario giudiziale si evidenziano elementi strutturali di difficoltà già dal 2015, allorché si registra una contrazione del fatturato e dei ricavi, accompagnata da un alleggerimento sostanziale del magazzino. Nel 2016 il bilancio d’esercizio non viene approvato nei tempi previsti, e si determina per l’anno seguente una riduzione delle linee di credito bancario e una progressiva restrizione della tutela dei fornitori da parte degli intermediari. Si sono dunque verificate sempre più frequenti difficoltà nel riassortimento dei punti vendita e rotture di stock, che hanno influito sulla contrazione del volume d’affari.

Nel 2018 e nel 2019 Galimberti spa ha proposto due diversi piani concordatari, respinti entrambi dal ceto creditorio, come si legge nel Decreto del Tribunale. È cominciata allora la ricerca di un nuovo investitore, e il maggio successivo Galimberti ha ottenuto una nuova ammissione al concordato con riserva. In quelle settimane si era parlato dell’interesse del fondo britannico Hansen Asset Management per un’acquisizione. A fronte di una richiesta da parte del Tribunale di Milano erano state presentate garanzie per complessivi 9 milioni, di cui 4 in nuovi investimenti e 5 legati a un immobile. Era stata dunque fissata per novembre una nuova adunanza dei creditori, i quali hanno però detto no ancora una volta al piano di salvataggio, anche perché nel frattempo l’annunciato investitore non si era palesato.

Secondo quanto valutato in via sommaria dal commissario giudiziale, il complesso delle attività di Galimberti ammonterebbe a 15 milioni di euro, mentre il passivo sarebbe di 80 milioni. “Occorre escludere la fattibilità di un piano di ristrutturazione, poiché nelle attuali condizioni non è possibile prefigurarsi il superamento di quei fattori che sono alla base della crisi”, si legge nel documento, che sottolinea anche come le perplessità si siano acuite “in seguito all’emergenza Coronavirus e dei suoi riflessi economici, allo stato sicuramente gravosi, ma non calcolabili”.

Lo stesso piano di rilancio configurato nel 2018 si era rivelato di difficile attuazione, perché fondato sulla cessione di un numero di punti vendita rimasto poi di fatto sul mercato, con soli cinque negozi acquisiti da Unieuro per 2,5 milioni.