New York (Usa) – 600 dipendenti di Facebook hanno incrociato le braccia per una protesta virtuale contro il management del celebre social network.

In origine c’è un post di Donald Trump sui social in cui, in merito alle violenze scaturite in alcune manifestazioni in seguito alla morte di George Floyd, il presidente degli Stati Uniti ha affermato: “Se saccheggiate, noi spariamo”. Il contenuto è stato subito segnalato come violento da Twitter. La stessa cosa non è avvenuta su Facebook, dove Mark Zuckerberg ha deciso di non intervenire. Da qui la protesta da parte dei dipendenti del social network, riuniti sotto l’hashtag #TakeAction, per esprimere disappunto e vergogna per tale decisione. Da alcune mail interne è emersa la posizione personale di Zuckerberg, che si è detto disgustato dall’intera vicenda. Ma poi, in un post sulla sua pagina di Facebook, ha spiegato: “Non posso agire secondo le mie inclinazioni personali: la mia responsabilità è di comportarmi da leader di un’organizzazione impegnata a difendere la libertà d’espressione”.

E se c’è chi controbatte che “diffondere odio non ha nulla a che vedere con la libertà di parola”, c’è anche chi vede in questa mossa un asservimento della piattaforma social ai poteri forti per ragioni puramente opportunistiche.