Washington (Usa) – “Per il momento gli Stati Uniti non adotteranno azioni specifiche, ma continueranno a valutare tutte le possibili opzioni”. È quanto dichiarato dallo U.S. Trade Representative (Ustr), organo rappresentante del Commercio statunitense, che critica la digital tax italiana in quanto “discrimina le società statunitensi, è in contrasto con i principi fiscali internazionali, e ostacola o limita il commercio Usa”. La web tax, da poco entrata in vigore nel nostro Paese, prevede un gettito di circa 708 milioni di euro all’anno grazie a un’aliquota del 3% alle aziende con ricavi non inferiori a 750 milioni di euro nell’anno solare precedente, di cui almeno 5,5 realizzati in Italia.

Lo Ustr ha redatto un report in cui contesta la digital tax, ritenendola ingiustamente severa nei confronti delle società tech americane: “43 aziende o gruppi potrebbero essere colpite, di questi 27 sono statunitensi, 3 italiani e gli altri 13 provenienti da altri paesi”, scrivono gli autori del documento. Per questo, lascerebbero la porta aperta a potenziali misure tariffarie ritorsive future, come prevede la sezione 301 del Trade Act del 1974, una legge che consente agli Stati Uniti di rispondere con azioni, tariffarie e non, alle politiche o pratiche di un paese straniero considerate discriminatorie, ingiustificate o che limitano le attività commerciali americane.