Roma – Servono responsabilità inclusiva, da parte di tutti i soggetti che a vario titolo operano sul web, nonché approcci e obblighi adeguati per contrastare in modo diretto ed efficace il fenomeno della pirateria digitale. È questo il contenuto di una lettera-appello inviata da 80 associazioni e aziende appartenenti all’industria culturale e audiovisiva italiana e internazionale ai membri del consiglio del Parlamento europeo. In particolare, la missiva inviata a Bruxelles pone l’attenzione sul fatto che all’interno del Digital Services Act (Dsa), lo strumento del Kybc – Know your business customer, che attraverso un tracciamento alla fonte di informazioni per indentificare il business del richiedente e risulta efficace per combattere l’anonimato di chi opera illegalmente sul web, possa essere esteso a tutti gli intermediari, e non solo verso chi opera sui marketplace online, come invece proposto nell’articolo 22 dalla Commissione Ue.

“Riteniamo”, spiega Federico Bagnoli Rossi, segretario generale Fapav, “che mantenere aperto il confronto con le istituzioni europee sul tema della lotta alla pirateria sia fondamentale soprattutto in questo momento in cui si stanno definendo gli aspetti legati al Digital services act. Il Know your business customer, che costituisce uno strumento capace di proteggere con più efficacia chi opera legalmente, è sempre più decisivo in un momento come quello attuale. In cui le attività di tutela assumono un ruolo ancora più strategico, al fine di garantire il massimo sostegno al rilancio dell’industria audiovisiva nella fase di ripartenza e riapertura dopo la pandemia”.