Milano – Siae, la collecting leader del mercato italiano del diritto d’autore, ha richiesto a Sky il pagamento di somme aggiuntive a quanto pagato tra il 2017 e il 2020, rivendicando crediti non incassati per una cifra compresa tra 25 e 30 milioni di euro. A riportare la notizia è il Sole 24 Ore, il quale spiega che il broadcaster ha chiaramente negato le accuse. La Società autori ed editori ha quindi reagito inviando una diffida a Sky, che in risposta si è rivolta al Tribunale di Milano.

Oggetto della contesa è il compenso sulla copia privata, contributo che i media e produttori di dispositivi elettronici sono tenuti a versare come indennizzo agli autori di video e opere musicali. L’ultimo protocollo vigente (che prevedeva un pagamento a Siae di 6,44 euro per i decoder da 500 giga di memoria) era scaduto nel 2016 e Sky, riporta il quotidiano, si è subito adattata al nuovo regolamento, in vigore dall’estate 2020. Tuttavia, la contesa riguarda il periodo tra il 2017 e il 2020, in cui, secondo le accuse di Siae, Sky avrebbe pagato i 6,44 euro previsti per i dispositivi, ma non i 32 euro previsti dalla normativa vigente all’epoca. Accuse che Sky ha categoricamente negato.