Roma – A pochi mesi dal passaggio al digitale terrestre di nuova generazione (Dvb-T2), il mondo dei broadcaster invoca una maggiore flessibilità. Tale posizione, riporta il Sole 24 Ore, emerge da due lettere inviate da Confindustria Radio Televisioni al Mise e ai ministri Giancarlo Giorgetti e Anna Ascani, nelle quali si chiede di “eliminare l’obbligo di abbandono totale dei vecchi standard introducendo una flessibilità legata alla diffusione dei nuovi apparecchi nelle case degli italiani”.

Con il passaggio al nuovo Dvb-T2 – che partirà dal 1° settembre 2021 per diventare definitivo il 1° luglio 2022 – in assenza di un Tv o di un decoder adeguato, non si potranno visualizzare i contenuti multimediali. In vista di questa ‘rivoluzione’, a partire dalla legge di bilancio 2018, sono stati stanziati 150 milioni di euro per incentivare l’acquisto di nuovi apparecchi, limitati alle famiglie con Isee fino a 20mila euro. Tuttavia, la campagna andrebbe a rilento: secondo alcuni dati del Sole 24 Ore, infatti, dal 2019 a maggio 2021 sarebbero stati erogati soltanto 25 milioni, per un totale di 430mila nuovi Tv e 83mila decoder acquistati.

Confindustria Radio Tv chiede quindi di rendere più flessibile “il processo di progressivo spegnimento delle tecnologie attualmente in uso” e di “prevedere la facoltà (e non l’obbligatorietà) nell’attivazione dello standard Dvb-T2 fintantoché i livelli di diffusione dei nuovi standard non saranno tali da consentire la diffusione dei programmi alla totalità (o quasi) della popolazione”.