Los Angeles (Usa) – Sta suscitando grande clamore negli Usa la causa intentata contro Activision Blizzard dal Department of Fair Employment and Housing (Dfeh) di Los Angeles. L’agenzia statale incaricata di far rispettare le leggi sui diritti civili in California sostiene che l’azienda sarebbe stata teatro di episodi ricorrenti di molestie e comportamenti impropri dei dipendenti uomini nei confronti delle lavoratrici donne. Il documento di denuncia parla di “clima tossico” e abusi, e incolpa i dirigenti per non aver preso posizione contro i maltrattamenti, che in qualche caso avrebbero avuto come protagonisti gli stessi manager. Sotto accusa è finito anche J. Allen Brack, presidente di Blizzard, perché ritenuto “consapevole di questo tipo di comportamento”. Viene inoltre citato il nome di Alex Afrasiabi, ex direttore creativo di World of Warcraft, perché al centro di alcuni episodi di molestie.

Activision Blizzard ha negato con fermezza le accuse del Dfeh e ha rilasciato un lungo comunicato in cui definisce la causa frutto di una “visione distorta” dei fatti. “Consideriamo seriamente ogni accusa e indaghiamo su tutte le denunce. Nei casi che riguardano la cattiva condotta dei lavoratori, sono stati presi puntualmente tutti i provvedimenti necessari ad affrontare il problema. Seguiremo eventuali sviluppi del caso, per capire come si evolverà la causa e, soprattutto, per capire quanto ci sia di veritiero nelle accuse presentate dal Dfeh”, dichiara l’azienda. A stretto giro è arrivata la replica dei dipendenti: circa mille persone che hanno lavorato, o lavorano tuttora, presso il publisher hanno firmato una lettera che condanna la reazione della società alla causa. Come riportato da Bloomberg, i firmatari ritengono che le dichiarazioni di Activision Blizzard dopo la causa siano “ripugnanti e insultanti per tutto ciò che crediamo che la nostra azienda dovrebbe rappresentare”.