Vienna (Austria) – All’inizio dell’anno, Embracer Group aveva annunciato il lancio di una nuova iniziativa, con l’obiettivo di preservare quanto più possibile della storia dei videogiochi. E, a oggi, questo sforzo le sarebbe costato circa 2 milioni di dollari, anche per la costituzione di un database in cui archiviare i videogiochi del passato: il sito web della società dichiara di essere in possesso di ben 50mila tra giochi, console e accessori, tutti ubicati in Svezia.

Un’iniziativa lodevole, che però ha lasciato perplesso più di un esperto del settore. “Dove vanno a finire tutti i videogiochi acquisiti, molti grazie anche a delle donazioni?”, si chiede Sean Kelly, il direttore del National Videogame Museum di Frisco, in Texas. “Trattandosi di una società a scopo di lucro, di questo patrimonio può farne letteralmente ciò che vuole”.

Embracer Group non è l’unica realtà a interessarsi al patrimonio storico videoludico: la conservazione dei videogiochi del passato è diventata un tema sentito anche da altre aziende del settore, come ad esempio Sony.