Toronto (Canada) – Ragazzini che hanno smesso di lavarsi, dormire e persino mangiare per non sottrarre tempo al loro videogioco preferito. Nel 2019 era partita una class action, da un gruppo di genitori canadesi, preoccupati per la quantità di tempo trascorsa dai figli giocando a Fortnite, che a loro parere creerebbe dipendenza al pari di cocaina ed eroina.

A distanza di tre anni, il giudice ha stabilito che la causa “non è frivola o manifestamente infondata”, ritenendo anzi che la questione sia seria e da approfondire, per capire che esistano davvero dei rischi collegati all’uso di Fortnite. Secondo il giudice, non è da escludersi la possibilità che il gioco crei dipendenza, né che i suoi ideatori e distributori ne siano al corrente. In sua difesa, Epic Games, publisher del gioco, afferma di fornire dei controlli parentali più che adeguati, che consentono ai genitori di monitorare efficacemente non solo il tempo trascorso giocando, ma anche eventuale denaro speso per acquisti in-game, che devono essere effettuati solo con l’autorizzazione di un adulto.