Milano – È stato premiato come libro dell’anno dal Financial Times. Chip War, scritto da Chris Miller, ruota tutto attorno al controllo dei microprocessori, e alla lotta di potere tra Usa e Cina. E se per alcuni la soluzione a ogni problema di forniture sembra essere il riuscire a spostare la produzione entro i confini nazionali, Miller non è dello stesso avviso: il silicio resterà un’industria globale.

Il nodo restano i chip più avanzati, quelli strategici soprattutto a livello militare. “Per 30 anni si è pensato che la tecnologia si sarebbe espansa senza barriere, alimentando gli usi civili. Ma questo era valido in un’era in cui il primato americano era consolidato. Ora che la Cina ha recuperato, Washington deve pensare a mantenere il vantaggio”, afferma Miller in un’intervista su Repubblica Affari e Finanza.

Il problema però non sono solo i chip, ma anche i macchinari per produrli, al momento realizzati solo da aziende americane, giapponesi e olandesi. Mentre il focus si è spostato dall’ambito economico a quello militare, in un gioco di equilibrio tra Oriente e Occidente. Nonostante i passi in avanti della Cina, gli Stati Uniti sembrano al momento in una situazione migliore, poiché controllano le tecnologie chiave. Resta da capire, secondo Miller se riusciranno a mantenere questo vantaggio competitivo, e soprattutto se riusciranno a tenere dalla loro parte gli alleati più importanti, come Giappone, Corea del Sud e Taiwan.