Berlino (Germania) – A meno di una settimana dalla decisione del Garante della Pivacy di bloccare ChatGpt (almeno provvisoriamente) in Italia, ecco che anche la Germania sembra stuzzicata dall’idea di chiudere l’accesso al chatbot di OpenAi. Il motivo? Pare che manchi una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAi, e sia assente una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali. Come riporta Milano Finanza, il commissario generale per la protezine dei dati Ulrich Kelber ha affermato di aver chiesto “dettagli aggiuntivi” ai colleghi italiani, e che “in linea di principio, una simile azione sarebbe possibile anche in Germania”.

Intanto, nel Bel Paese, si fa di tutto per continuare a utilizzare l’intelligenza artificiale che ormai tutti conoscono. Guardando ai Google Trends, si nota subito che la ricerca di ‘vpn’ – servizi che consentono di connettersi ai server di tutto il mondo in maniera anonima – è esplosa, assieme a quella più esplicita di ‘vpn ChatGpt’. OpenAi assicura che è in corso il rimborso per tutti gli utenti che hanno acquistato un abbonamento a ChatGpt Plus nel mese di marzo. Esiste, inoltre, un altro sistema per aggirare il blocco: è possibile, infatti, utilizzare il chatbot integrato nel motore di ricerca Bing di Microsoft.