New York (Usa)- Quali modelli di business si prospettano per il settore Tv? In una serie di slide pubblicate da Bob Raikes sul magazine on line “Daily Display”, si sostiene che, se il settore dei televisori è in crisi, alla pari peraltro di quasi tutte le categorie di prodotti di consumo che utilizzano display, i brand starebbero iniziando a guardarsi intorno, alla ricerca di modelli di business alternativi.

Sulla scorta di un articolo di Bob O’Brien, viene rimarcato il successo di Vizio, che è riuscita a rimanere in attivo nel quarto trimestre del 2022, quando altri marchi come LG e Samsung hanno registrato perdite, grazie al contributo dell’attività di assistenza dell’azienda. “Se Vizio è in grado di fare questo, anche la base di utenti di Samsung, 20x-30x più grande, dovrebbe essere una grande opportunità. Fin dall’inizio Vizio si è distinta per l’efficienza della catena di fornitura e per il modello di business a basso margine”, scrive Raikes. Secondo le stime di O’Brien, il fatturato potenziale, se si riuscisse a eguagliare l’ARPU (ossia i ricavi medi per utente) di Vizio, pari a 28 dollari, si aggirerebbe intorno ai 10 miliardi di dollari. Non sono proprio spiccioli!

Per il settore dell’hardware televisivo “regalare l’hardware per ottenere i ricavi dei servizi”, rappresenterebbe indubbiamente un drastico cambio di paragidma. Sarebbe a tutti gli effetti un nuovo modello di business, in discontinuità con tutto ciò che abbiamo visto in passato. Ma i consumatori hanno oggi possibilità di spesa molto ridotte e di certo per garantirsi ricavi in linea con il passato i grandi brand dovranno mettersi nell’ordine di idee di mettere al centro i servizi, non potendo più puntare esclusivamente sul mercato di ricambio.