Roma – 30 aprile 2023. È questo il termine che il Garante per la privacy ha imposto a OpenAI per adempiere ad alcune prescrizioni prima di poter sbloccare ChatGpt in Italia. Dallo scorso 1° aprile, infatti, il software di Intelligenza artificiale non è più utilizzabile dal nostro Paese (a meno che non si usi una Vpn, ossia una rete virtuale privata, che nasconda l’indirizzo Ipt e di conseguenza aggiri le limitazioni geografiche). Il motivo sta in un blocco da parte dell’Autorità per inadempimenti del software di AI in merito alla protezione dei dati personali degli utenti.

Ora il Garante chiede a OpenAI di adottare una serie di misure concrete. Sul sito dovrà essere disponibile un’informativa trasparente, in cui siano illustrate modalità e logica alla base del trattamento dei dati necessari al funzionamento di ChatGpt. Tale informativa dovrà essere facilmente accessibile e collocata in una posizione che ne consenta la lettura prima di procedere all’eventuale registrazione al servizio. L’informativa dovrà apparire prima del completamento della registrazione, mentre per gli utenti già registrati dovrà apparire al primo nuovo accesso. Gli utenti di ChatGpt dovranno essere in grado di esercitare in modo semplice il diritto di opposizione sul trattamento dei propri dati personali.

Per quanto riguarda la verifica dell’età dei minori, oltre all’introduzione immediata di un sistema di richiesta dell’età ai fini della registrazione al servizio, entro il 31 maggio OpenAI deve presentare un piano di azione che preveda, al più tardi entro il 30 settembre 2023, l’implementazione di un sistema che escluda l’accesso agli under 13 e ai minorenni in generale senza il consenso dei genitori.

Infine, OpenAI dovrà predisporre, entro il 15 maggio, una campagna di comunicazione sui principali media (Tv, radio, carta stampata e web) per informare le persone sull’uso dei loro dati personali per l’addestramento degli algoritmi.