Roma (Italia) – Per ogni euro investito nel settore cineaudiovisivo se ne creano 3,54 in tutta l’economia italiana: la maggior parte di essi in altri settori economici, con ricaduta positiva sulla creazione di occupazione diretta, indiretta e indotta. È quanto sostiene uno studio di Cassa Depositi & Prestiti, presentato nella sede di Anica lo scorso 11 luglio, che dunque individua quello che dovrebbe equivalere al ROI (Return of investment) del settore.

Dalla ricerca di Cassa Depositi e Prestiti viene alla luce un’industria in grande movimento, anche in controtendenza rispetto ad altri settori produttivi in termini di internazionalizzazione, sia per l’esportazione che per l’attrazione di investimenti. Il valore dei prodotti esportati dai Paesi europei cresce del 70 per cento fra il 2014 e il 2021, anche se l’Italia mostra ancora una struttura produttiva basata prevalentemente su piccole e medie imprese.

Una delle sfide è la crescita dimensionale, che può avvenire attraverso la costruzione di un ecosistema interno equilibrato tra operatori multinazionali e nazionali, che promuova le peculiarità del settore nazionale, in particolare nel suo rapporto con i talenti, sia creativi che tecnici. Notevole è la capacità di creare lavoro: per ogni 100 milioni di euro di maggiore domanda di produzione audiovisiva in Italia, si stima una media di 2281 nuovi occupati, che si distribuiscono nella stessa filiera audiovisiva, ma si propagano per la maggior parte in molti altri settori collegati.

Dalle stime sugli impatti territoriali emerge che gli stessi 100 milioni di nuova domanda di produzione audiovisiva generano effetti positivi non omogenei: al Sud e nelle isole gli occupati sono 3163, contro i 1881 nel Nord Ovest, i 2101 nel Nord est, i 2011 nel Centro.